Mentre l’anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre. II respiro della natura è sospeso, nell’attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E’ uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il piö drammatico e paradossale: l’ oscurità regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali.

Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell’anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi.
Come tutti i momenti di passaggio questo periodo è carico di valenze simboliche, magiche e sacre .
Il Natale è la trasposizione cristiana dei riti naturali della  rinascita del sole ,il sole bambino che rinasce  dopo la morte del vecchio sole ,  riti che si intrecciavano in tutta Europa dalla Siberia al mediterraneo con quelli di origine naturalistica che vedevano simbolizzare come divinità dell’anno calante il Re Agrifoglio e dell’anno crescente il RE Quercia con la sconfitta del primo ad opera di quest’ultimo.
Da qui l’incanto della foresta , il tempo sospeso dell’inverno che non è un tempo arido ed improduttivo, ma è tempo di cura. di accudimento. di ristoro e riflessione, oltreché di speranze e progetti.
Da qui i riti propiziatori delle antiche popolazioni legate ala terra ed alla natura , da qui l’uso di agghindare gli alberi con le luci ,

Quest’anno addobbiamo l’albero con la luce di Mater Vitae
Ricordando che gli alberi sono le radici del respiro
E che del respiro bisogna ricordarsi  e bisogna prendersene cura
lasciandogli il tempo  di riposare, rallentando anche il fiato e le parole se necessario.
Il silenzio contiene , non manifestandosi come momento esclusivamente omissivo,  il porgersi all’ascolto.
E sembra magia ! ma è semplicemente , esserci complessivamente.
Francesca Cannavò

Tragitti materici

Laboratorio di lettura scenica

Messina 6/7 dicembre 2014

Mater Vitae e Officina Teatro LMC

 

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mater vitae – Tragitti Materici

Officina Teatro LMC nelle figure Enzo e Alma parte per un’ altra avventura. Il viaggio si presenta molto tranquillo, il tempo è mite come la cifra di questa giornata. Ci fermiamo a Catania per prendere contatti con Nicoletta per la performance del giorno 20 dicembre, il rito della luce nel solstizio d’inverno, Fiumara d’arte. A Catania sbagliamo strada, ci perdiamo ma alla fine stabiliamo un contatto. Un contatto? Andiamo via perplessi, forse non vale la pena. Ripartiamo, il sole sull’autostrada e De Andrè “ottocento novecento mille scatole d’argento fine settecento ti regalerò….”.

Alle 13.30 in perfetto orario a Messina, percorriamo per due volte la strada adiacente al mare per ritrovare casa di Francesca e la casa sul mare che ci ospiterà questo week-end.

Francesca ci viene a prendere, un abbraccio forte dopo tanto tempo di attesa, abbiamo parlato tante volte di questo laboratorio e della mia venuta a Messina.

Non ci sembra vero, lasciamo la macchina e la mia valigetta a casa di Francesca, mangiamo qualcosa in compagnia della sua famiglia e poi via, verso la casa sul mare, la casa che non si vede. Scendiamo delle piccole scalette e già dai primi gradini si ha la sensazione di scendere in un posto segreto, c’è una grande porta, non si suona un campanello ma ci si annuncia con lo sbattere di un grande anello di ferro e l’insegna Mater Vitae. La sensazione è quella di tornare indietro nel tempo, quasi in un ‘altra epoca. Ci apre Antonio che ha uno sguardo dolce. Attraversiamo un piccolo cortile pieno di bonsai e piante grasse, oggetti di pietra, un Cristo vicino all’entrata; posiamo le scarpe all’ingresso, tutto ha un so che di sacro, le porte hanno un aspetto da fiaba. Abbandoniamo tutte le nostre cose, PC, scheda di memoria, microfono, leggii di cui non faremo uso. Si parte sempre con una piccola traccia del laboratorio ma in realtà sono poi gli allievi a costruire il percorso. Una casa sull’acqua con dentro una fontana, oggetti di culture differenti, sembra esserci tutto il mondo e tutto è poggiato con un determinato senso. Campane al silicio e campane tibetane di diversa forma, cuscini colorati, cristalli, c’è un bianco costante assieme alla musica del mare, sarà per questo che abbiamo usato pochissima musica anche nel laboratorio. Arriva Giovanna che Francesca ci presenta come una fata. Non si sbaglia, Giovanna ricorda la fata turchina con la casa sull’acqua di Pinocchio, questi occhi azzurri e trasparenti come acqua, vestita di bianco. Ci rifocilla subito con tisane particolari da lei create con cura e biscottini. Cominciano ad arrivare i partecipanti, ognuno viene accolto da questa grande madre leggera come farfalla.

Gabriele e Francesca li conosciamo già, Barbara è già conosciuta da Enzo, e poi Renato, Natalie, Matilde, Mia, Gianluca e Giulia.

Nella stanzetta ci accomodiamo in maniera pseudo-circolare, qualcuno si siede sul divano, altri per terra su grandi tappeti.

Enzo si presenta parlando della ricerca di Officina Teatro LMC, della sperimentazione sulla voce, sul corpo, sul suono, sulla pre-espressione ed in particolare si sofferma proprio sull’incontro tra suono e vocalità, e su come lavorano i suoi attori. Poi si presenta Alma mettendo in evidenza l’importanza del teatro nella vita di un attore e la potenza trasformativa di un percorso teatrale. Ad uno ad uno si presentano gli altri parlando delle aspettative, del perché hanno deciso di partecipare ad un laboratorio di lettura scenica.

Matilde, afferma di voler stare bene e di aver deciso di essere lì un po’ alla scoperta di se stessa;

Renato, per poter presentare i suoi progetti stimolando l’immaginazione e per avere un completamento posturale della propria voce ;

Francesca, perché per lei la voce è importante;

Mia, per vedere cos’è, ha sempre fatto tanti sacrifici per leggere essendo dislessica ;

Gabriele, per impostare meglio la propria voce, ama leggere poesie e vorrebbe migliorare;

Barbara, è lì per fare un’esperienza di ricerca, dà molta importanza all’espressione, si chiede cosa accade quando il suono esce e quanto sia un bene che sia istintivo o controllato;

Gianluca, è incuriosito da qualsiasi esperienza comunicativa e poi gli interessa comunicare bene proprio come Natalie;

Giulia pensa alla comunicazione come una danza.

Enzo riprende i pensieri di ognuno e specifica che quella che andremo a vedere in realtà è una non tecnica e come dalla ricerca di ognuno viene fuori una propria tecnica. Il corpo tramite gli esercizi memorizza. Occorre solo esercizio e disciplina. Il lavoro non è imparare a ricordare come si fa di solito nel teatro classico ma imparare a dimenticare ed ascoltare se stessi. Fare esperienza di sé della propria energia fisica. L’attore deve avere credibilità fisica. E’ la buona energia di ognuno che trasmette e che va consapevolizzata. Questo lo si può ottenere imprigionandosi per poi liberarsi mettendosi in difficoltà, liberandosi dagli automatismi quotidiani, stare nello spazio scenico ogni momento come uccelli che stanno per spiccare il volo e ascoltare quell’istante prima di spiccare, è lì, che si compie tutta l’esperienza attoriale.

Renato chiede come deve essere quel volo, se corto o lungo, se ha bisogno di un grande spazio, oppure no ed Enzo sottolinea che ognuno ha il suo volo il suo modo di spiccare, la cosa importante è dare spazio alle pause che saranno inizialmente dilatate, e poi compresse nello spazio tra una parola e l’altra.

Andiamo agli esercizi, senza fare un momento di training, una scelta registica dovuta all’ambiente che è già training, e alla tipologia del laboratorio.

Ognuno prende un libro e si esercita secondo le indicazioni registiche:

  • Leggere il testo
  • Ricercare i suoni di ogni singola parola
  • Sezionare il testo
  • Rileggere il testo secondo questa prima ricerca effettuata

Mia lavora con la memoria attraverso le parole del testo di una canzone di De Andrè.

Enzo ad occhi chiusi ascolta i suoni, ed interviene per limare, affermando che dirà loro molte cose da non fare e non il contrario.

Sottolinea per esempio come tutti hanno sezionato il testo sì ascoltane il suono, ma come nessuno si sia distaccato dal significato della parola e dal senso compiuto, quindi propone di:

  • Rigiocare con le frasi risezionandole a secondo dei suoni

Renato è stupito del lavoro e fa una battuta simpaticissima ha bisogno di una grande gomma anzi un gommone per scomporre tutto quello che ha fatto in 52 anni

Tutto va nel senso del perdere il senso di ciò che si dice

Mia trova difficoltà, anche perché far perdere il significato a dei versi di una canzone che una persona ha sempre ascoltato in un modo, è ancora più difficile, quindi, decide di raccontarci una filastrocca inventata da lei quando era piccola, e ci delizia con questo lavoro dolcissimo senza senso ma con un suono perfetto.

Enzo racconta del suo lavoro con i dislessici a Potenza e di come in realtà l’attore debba seguire proprio il percorso dei dislessici, quindi la strada del non-sense.

Il dislessico è costretto a trovare dei percorsi alternativi, è già fuori dal quotidiano, e si mette in difficoltà per arrivare dove deve arrivare, non ha uno schema, e questo è esattamente ciò che l’attore deve fare.

Attraversare la difficoltà giocando

Mentre Enzo ascolta i lavori svolti, fa lavorare ognuno su qualcosa. Matilde sul ritmo, Natalie sull’amplificazione della parola, Giulia sul far fluire tutta la frase in un unico suono quindi sul comprimere.

  • Il testo verrà di seguito smaterializzato, ogni sezione un suono, come le singole note del pianoforte.

Ogni attore lavora con l’attore di sé, indossa un personaggio, se lo cuce addosso, non lo interpreta, e il teatro prende forza nell’eliminazione del significato della parola.

Si chiude così la prima parte del laboratorio tra gli sguardi perplessi e stupiti, ci si da appuntamento alla mattina successiva.

Si saluta chi non potrà esserci, come Renato, Natalie e Mia con un po’ di dispiacere per un lavoro iniziato e lasciato così a metà, con la speranza di potersi rincontrare.

Salutiamo questo pezzo di mondo e andiamo a cena.

E’ domenica, i partecipanti arrivano un po’ assonnati ma contenti, non iniziamo la giornata al suono classico delle campane che indicano la messa delle dieci, ma distesi su dei materassini ci lasciamo portare e cullare dal suono magico delle campane al silicio di Giovanna. Sono dei momenti molto profondi di rilassamento, levitazione in altri mondi, distensione, ci rialziamo.

Enzo partendo già da una soglia di rilassamento personale molto alta si sente un po’ in difficoltà.

Si riparte per la prosecuzione del percorso.

Enzo specifica come nel percorso di conoscenza del corpo, giornalmente si possono iniziare ad usare tutta una serie di esercizi, incatenandosi, stando attenti alle azioni compiute durante la giornata.

Nella quotidianità compiamo azioni involontarie che non ci fanno rendere conto di ciò che avviene nel nostro corpo, se ci si imprigiona si possono vedere quanti movimenti e quante azioni si compiono, e ogni singola azione, si può divedere in tante sezioni. In questo modo si acquisisce una tecnica che non è indotta, è un percorso di conoscenza, un attraversamento di sé e delle proprie vibrazioni.

Ascoltare il proprio corpo vuol dire conoscersi e riempire i propri cassetti personali di conoscenza.

  • Esercizio dell’aprire e chiudere gli occhi per ascoltare l’impercettibile movimento del collo

Non tutti riescono a sentire la differenza ma è normale, non siamo abituati ad ascoltarci.

  • Esercizio sulla separazione dal testo distribuendo dei testi già sezionati e dando l’indicazione della ricerca di un immagine per ogni singola parola o frazione di frase

Non esiste un modo per dire una parola esiste solo una variazione fisica ed a seconda di questa variazione la parola verrà detta in un modo o in un altro

  • Esercizio della “passeggiata alla Mostra” , alla richiesta del titolo del quadro si risponde con la frase da pronunciare con dietro tutta la motivazione del come e del perché a quel quadro è stato dato quel titolo;
  • Aspettare che l’immagine arrivi dilatare i momenti ascoltare i silenzi caricare e comprimere l’energia;

Enzo richiama l’attenzione sul fatto che tutti gli esercizi vanno fatti con calma senza fretta aspettando che il titolo arrivi pieno di tutte le motivazioni per far suscitare.

Il teatro è come il corpo umano ogni organo è a se ma tutti insieme permettono un corretto funzionamento quindi gli attori lavorano come lupi solitari ma nello spazio scenico diventano un corpo unico che respira.

Il regista deve motivare per ottenere un risultato, quindi offre al corpo che lavora, un motivo che gli permetta di farlo arrivare a dire la frase nel modo necessario.

Il gioco dell’attore sarà quello di fare e disfare secondo quello che serve.

  • All’interno del quadro fare vedere anche i singoli quadretti soprattutto se la frase è lunga;
  • Ad ogni quadro con il titolo si associa un movimento del corpo;

Barbara si chiede quanto le espressioni facciali siano importanti, e se possono essere considerate un movimento;

Le espressioni facciali vengono e seguono naturalmente il lavoro non si costruiscono nel lavoro dell’attore, tutto dipende dalla motivazione che si trova, da dove ci si trova in quel momento, e da cosa si sta vivendo.

La pausa pranzo ci vede affaccendati attorno ad un tavolo pieno di prelibatezze, una zuppa purificante con il Miso, del riso nero di venere con i funghi e il taleggio, riso con la zucca e semi di papavero, frittata con spinaci e uova bio, da bere tisane al te verde, loving degli scotimahil, tutto preparato con cura nella cucina di dentro e di fuori, dalle mani fatate di Giovanna con l’aiuto di Antonio, mentre noi lavoravamo. Tutto intorno a noi avviene attraverso rituali e questo rende sacro quello con cui si viene a contatto a qualsiasi titolo. Durante il pranzo Giovanna ci intrattiene con racconti di luoghi incontri e modi di essere.

Si riprende nel pomeriggio:

  • Esercizio concentrarsi focalizzare l’immagine compiere il gesto associato studiato nella sezione precedente
  • Soffermarsi ad ascoltare l’energia
  • Trovare il suono
  • Ascoltare tutto quello che c’è prima del gesto skannerizzare il corpo e poi spalmare la parola sul suono come fosse un fotogramma
  • Lavoro sulla pausa più la si allenta meno slancio arriva

Guardando i lavori singoli di ognuno Enzo coglie l’occasione per sottolineare alcuni concetti

Quando il corpo ha consapevolezza il gesto arriva più pulito.

Ogni atto scenico deve essere giustificato, bisogna sempre sapere il perché di una azione di uno spostamento dell’andare verso qualcosa.

Il corpo deve avere consapevolezza.

La spinta di un attore deve essere sempre pensare al contrario:

  • Esercizio a seguire si cercano tre movimenti con la musica sottofondo si ripetono in sequenza continuamente fino a farlo diventare un unico atto scenico
  • Sperimentare cosa accade negli spostamenti e ascoltare
  • la pausa deve diventare impercettibile ascoltare il suono del movimento che si trova con le tensioni del corpo

Da qui singolarmente ognuno recita il proprio lavoro, tenendo quell’energia e quello stato, il tutto viene ripreso con video.

Finito il lavoro dietro gran richiesta Enzo recita un pezzo di novecento di Baricco e chiude così in poesia, teatro e grazia il laboratorio. Salutiamo Matilde Giulia Gianluca con la promessa di rivederci per la prosecuzione del percorso e ci fermiamo a cena da Giovanna.

La notte ha un sapore soddisfatto e sereno.

Di mattina mentre ci scambiamo qualche impressione e gli ultimi abbracci prima di partire, ci rendiamo conto di non aver mai staccato in questi giorni dal luogo ospitante dall’energia e la bellezza di Giovanna e Antonio ma anche dalla freschezza e la luccicanza di Adriana che è comparsa e scomparsa come solo gli adolescenti sanno fare.

Un ultimo sguardo a Villa Giovanna, alla casa di Francesca, e via di ritorno a Trapani. Parliamo dell’esperienza di Officina, di come la prossima volta debba fare quest’esperienza anche Rosalba che comunque ho portato con me.

Prepareremo il diario e il video nell’attesa di ritornare a Messina dai nostri amici.

 

 

 

 Alma Passarelli Pula

 

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Diapason – Fulvio Leoncini

Il corpo come luogo della memoria si è detto e per dire il canale privilegiato è la voce.

Laboratorio di Lettura Scenica

Per TRAGITTI MATERICI Mater Vitae propone, come primo passo, un laboratorio di lettura scenica.

Il laboratorio, sperimentato e condotto dal Regista Enzo Caputo che da decenni sperimenta laboratori di teatro dell’essere, è diretto a chiunque volesse migliorare la lettura pubblica o l’incisività del proprio dire, sarà articolato inizialmente in sette fasi ed impiegherà totalmente le giornate di sabato e domenica , la partecipazione è prevista per 12 persone ove la richiesta fosse superiore è prevista una seconda organizzazione in data da concordare, è consigliato utilizzare un abbigliamento comodo e possibilmente di colori neutri (o nero), portare con sé un breve scritto autografo o di altro autore , al termine delle sessioni è previsto un reading  personale di verifica.

Laboratorio “La Memoria Trasformata”

Il laboratorio “la memoria trasformata” è un percorso sulla conoscenza del proprio corpo attraverso esercizi che utilizzano tecniche frutto di ricerca teatrale. Il corpo come contenitore che tutto contiene e trasforma in un continuo nascere e rinascere. Il percorso di ricerca che Officina Teatro LMC ha svolto in questi anni ha portato ad una forte consapevolezza che nel teatro, l’attore, come nella vita ogni essere umano, ripete un rituale simbolico vuoto e inefficace e lo fa per necessità personale. C’è invece un aspetto fisico del pensiero che è dato dall’atto cioè dai modi di agire ma soprattutto dagli spazi che intercorrono fra un modo di agire e l’altro. La dilatazione di questi momenti non appartiene al corpo ma al corpo -mente. Quando immaginiamo, riflettiamo o agiamo utilizzando il corpo-mente, viviamo una pienezza, ossia un atto creativo che avviene attraverso una regressione ad un livello primitivo. Questa è la precondizione creativa in cui si nega tutto ciò che caratterizza la ricerca del risultato. Da qui il disorientamento, si perde il dominio dell’azione e il nuovo si afferma pur non essendo ancora scoperto. Arriva quindi la consapevolezza di una precisione dell’azione che prepara il vuoto, ed un senso anche imprevisto, può essere catturato. Il compiere delle azioni è il valore che si da a tali azioni ci ha reso consapevoli che il matrimonio tra azione e significato non è indissolubile. La perdita consapevole del significato dell’azione conduce ad una vera e propria rinascita. Il laboratorio che ne è conseguito ci ha permesso di formare un percorso che  proponiamo come esperienza non solo teatrale ma anche di vita.

Essere Suono

Il laboratorio di lettura scenica “La memoria trasformata”   si terrà presso l’associazione Mater Vitae nei giorni di
sabato 6 dicembre dalle ore 16.00 alle 19.00  e
domenica 7 dicembre 2014 dalle 10.00 alle 19.00.

Nella seconda giornata del corso è prevista la condivisione del pranzo domenicale per i soci di Mater Vitae
Il laboratorio verrà articolato secondo il seguente programma:

Sabato 6 dicembre alle ore 16.00

Inizio e presentazione dei convenuti  e condivisione di  un bio break  di accoglienza a base di prodotti esclusivamente biologici, e durante il quale si potrà oltre che familiarizzare fra i partecipanti , prendere parte allo spirito del luogo ospite. Villa Giovanna
Si proseguirà con le successive fasi del laboratorio

Prima fase

DISINIBIZIONE (distacco dai meccanismi del quotidiano)

Esercizi per attraversare conoscere e abbandonare il valore del giudizio e la nostra conseguente inibizione e per ricercare un distacco dall’abitudine quotidiana, ossia dagli automatismi e dalle sensazioni che ci imprigionano inconsapevolmente durante tutto l’arco della vita

Seconda fase

NASCITA (riconoscere un nuovo corpo)

Esercizi che aiuteranno il corpo nuovo, liberato dall’oppressione del giudizio, a nascere come nuovo essere.

Ore 19.00 Saluti e scambio di impressioni

Domenica 7 Dicembre 2014

Inizio delle attività’ con l’accoglienza del suono delle campane tibetane offerto da Giovanna Costa che aiuterà’ a raggiungere l’opportuna concentrazione

Ore 10.00 Colazione e buongiorno condiviso fra i partecipanti

Terza fase

CONSAPEVOLEZZA DELLA MATERIA (ascoltare la forza il peso le tensioni la fatica la stanchezza)

Il nuovo corpo nato comincia a scoprire le proprie caratteristiche fisiche e le conseguenti difficoltà. Una conoscenza sviluppata con esercizi che non si limitano ad affrontare il disagio ma ad attraversarlo.

Quarta fase

ENERGIA (individuazione della forza energetica)

Esercizi che tendono  a  sviluppare la consapevolezza della potenza del corpo non intesa come forza fisica ma come espressione energetica.

Ore 13.00           Pausa per il pranzo
Ore 14.00       Ripresa delle attività

Quinta fase

ATTI (trasmissione dell’energia attiva e contraria)

Gli esercizi condurranno alla consapevolezza che il corpo si esprime in maniera forte e decisa, cioè vive di grande credibilità quando riesce a manifestare l’energia dell’intenzione più che l’intenzione stessa. Il movimento perde il significato di azione e si trasforma in atto.

Sesta fase

SUONO (tempo ritmo suono melodia del corpo)

Una serie di esercizi per conoscere la musica interiore del corpo, ossia le vibrazioni che si formano dentro e rispondono ad un attraversamento emotivo. Da questo percorso si vuole cercare la risultante di tali vibrazioni che ci permette di trovare per ognuno il proprio suono e successivamente la sua singola melodia.

Settima fase

RI-CONOSCERSI – RISVEGLIO (assorbire tutte le nuove consapevolezze)

Il corpo investito dal caos di tutte le nuove consapevolezze è pronto a morire nella sua vecchia forma un sonno profondo e sereno da cui risvegliarsi e riconoscersi in una memoria trasformata.

Al termine delle sessioni precedenti verrà effettuata la verifica di quanto sperimentato con la lettura personale diretta da Enzo Caputo degli scritti (brevi), propri o di altri  che ciascun partecipante vorrà portare con sé e studiare durante il laboratorio.
La partecipazione al laboratorio potrà essere certificata per chi lo vorrà.
E’ consigliato indossare abbigliamento comodo e possibilmente di colori neutri.
Al laboratorio potranno partecipare in veste di uditori anche persone affette da dislessia.

Per info : Enzo Caputo

m. 328 0566638

m. 348 5680644

m. 338 2110677

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Tragitti Materici – Mater Vitae

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Enzo Caputo

Enzo Caputo regista attore autore , si occupa da decenni di teatro di ricerca .Ha partecipato a corsi formativi di  insigni maestri del teatro italiano quali Eugenio Barba, con il quale ha seguito un laboratorio di perfezionamento sulla pre espressione, nonché sulle tecniche di regia; e per vari anni presso il teatro di Erice  ha seguito i laboratori tenuti da Flavio Bucci, Valeriano Gialli, Carla Tatò e Carlo Quartucci, Sandro Lombardi, Nino Romeo e Marco Solari. Perfezionandosi su tecniche attoriali e di regia ed approfondendo sull’uso della musica e delle luci. Ha frequentato la scuola Felix Culpa di Trapani specializzandosi in maschera neutra, regia danza e movimento, e alta formazione teatrale.
Ha lavorato con diverse compagnie professionistiche del circuito della sperimentazione teatrale. Negli ultimi venti anni, da quando, con la Zattera di Babele di Carlo Quartucci ha cominciato ad occuparsi prevalentemente di regia nel teatro di ricerca, ha prodotto diversi lavori: opere teatrali, letture sceniche, laboratori-spettacolo,  video- studi sulla voce, sempre frutto di un percorso di studio e ricerca sulla figura attoriale.
di un percorso di studio e ricerca sulla figura attoriale.
Si è cimentato inoltre nella narrazione con produzione di poesie, racconti ed opere per il teatro, utilizzando tecniche di scrittura teatrale con particolare cura per il ritmo e il tempo di recitazione.
Da quindici anni lavora con propri gruppi di teatro da lui creati e formati, di cui l’ultimo, Officina Teatro LMC,  utilizza all’interno del proprio percorso di ricerca teatrale, tutti gli strumenti necessari per la costruzione della “cultura del teatro”, attraverso la focalizzazione del proprio lavoro sulla ricerca per l’acquisizione di nuove tecniche per lo sviluppo e la formazione dell’attore. Gli spettacoli teatrali proposti sono sempre risultato di un percorso di ricerca, non finalizzati dunque alla semplice messa in scena. La ricerca si sviluppa sullo studio sempre più approfondito della pre-espressione fisica e vocale, corpo- suono- parola. Negli ultimi anni  ha realizzato laboratori di lettura scenica e pre-espressione fisica e vocale a Trapani, Napoli, Pistoia, Potenza, applicando la propria competenza anche a giovani ragazzi con problemi di dislessia.

Come attore regista e autore ha realizzato
giugno 1991 – PARABOLE IPERBOLE di Giobbe Covatta Teatro Livio Bassi – Trapani (attore e regista)

giugno 1992  – ERA MEGLIO MORIRE DA PICCOLI di Paolo Rossi Teatro Livio Bassi – Trapani  (attore regista
Agosto 1995 Compagnia Teatro della Voce di Bologna, BALLATA PER I BAMBINI MORTI DI MAFIA DI Luciano Violante (attore)

1997  -UNA DONNA DI RAGUSA di Nino Romeo – Tour siciliano Gela Salemi Castelvetrano Ragusa 6 repliche regia Nino Romeo Produzione Gruppo Jarba (attore)

1996-1997 Progetto teatro nei pub L’OCCHIO CHIUSO ED ALTRE STORIE regia Piervittorio Demitry – 10 repliche circa (attore)
2000 al 2010 – Progetto teatro nei pub ALTO FRAGILE (monologo)  20 repliche circa(autore,  attore, regista)

1996 L’ULTIMA LUNA Erice teatro Gebel hamed 30 repliche
Produzione Zattera di Babele di Carlo Quartucci (autore attore regista)
maggio1997 giugno 1998   “ALTO FRAGILE BASSO ELETTRICO ED IL SOGNO DI DINO”
Erice teatro Gebel hamed 15 repliche
Produzione Zattera di Babele di Carlo Quartucci (autore attore regista)

ottobre 1999 – STIRRING STILL da samuel Beckett Centro “La Salerniana” Erice
regia Totò Foti (attore)
aprile 2000 RITMO PER IL SE di Benny Marano Erice Teatro Gebel Hamed
regia di Benny Marano (attore)
aprile 2000 TRAPASSATO PRESENTE Erice Teatro Gebel Hamed (regista attore autore)
novembre 2000 I MONOLOGHI DELLA VAGINA di Eve Ensler Erice Teatro Gebel hamed (regista)
giugno 2005 REFERTI Marsala “Morsi e sorsi”
Trapani “BIX” ottobre 2005
settembre 2008 “PASSERI SBANNUTI” di Eugenio De Martino Lavoro teatrale sulla figura di Mauro Rostagno Trapani “Villa Comunale”  regia Marco Marcantonio (attore)

dal 2009 al 2010 “IL SILENZIO E LO SGUARDO” di Eugenio De Martino diverse repliche Erice teatro gebel Hamed Trapani Palazzo Della vicaria Palermo CNR regia Marco Marcantonio (attore)

agosto 2010 FAUST E MARGHERITA di Eugenio De Martino e Alma Passarelli Pula Erice Teatro Gebel Hamed regia Roberto Caruso (attore co-regista)
settembre 2010  TERRA AFFAMATA  Trapani Piazza Mercato (autore)
marzo – agosto 2011 GALILEO ESPOSITO Testamento di uno scienziato (regista attore)
8 marzo 2011 Palazzo della vicaria Trapani
14,15,16,17, giugno 2011 Erice Teatro Gebel Hamed
26 agosto 2011 Trapani “Il caffè sotto il mare” circolo Agorà/Arci

aprile 2011 LO SGUARDO DEL PRINCIPE di Roberto Caruso  in occasione dell’anno dell’unità d’Italia tratto dal GATTOPARDO – Marsala (attore)
giugno 2011 PRINCIPESSA Erice Teatro Hebel Hamed (autore regista)
luglio 2011 PASSI AFFRETTATI di Dacia Maraini 25 Erice Gebel Hamed regia Dacia Maraini (Attore aiuto regia)
Inoltre come autore regista
BESTIOLINA  – la favola rubata
12.9.2009 Trapani “Caffè sotto il mare” Circolo Agorà /Arci con repliche
11-16 dicembre 2009 Marsala ente mostre
2-3-gennaio 2010, 7marzo 2010  Teatro gebel hamed Erice
25 novembre 2010 Teatro di Alcamo per la giornata sulla Violenza sulle donne
7 marzo 2011 Palazzo della Vicaria (Trapani)
16 novembre 2011 Palermo presso L’arci “barcollo”
18 agosto 2011 Atrio della chiesa di san salvatore ALCAMO
22 dicembre 2011 rassegna di piccoli teatri viaggianti  CDP Trapani
29 dicembre 2011 Narni (Terni) Parole incontro presso Music Accademy dicembre 2011-maggio 2012 OMAGGIO A THOMAS ELIOT CONCERTO PER VIOLONCELLO E VOCE  (dicembre 2011 rassegna di piccoli teatri viaggianti  CDP Trapani)
(maggio 2012 Trapani “Caffè sotto il mare” Circolo Agorà) – (regista attore)
Novembre 2012 L’UOMO ALBERO da Antonin Artaud Gebel Hamed (regista attore)

Novembre 2013 IL FUOCO DEGLI ESTINTI di Bianca Maria fedi e Daniela Toschi
(premio Rimbaud 2010 per il teatro)  presso il Casa del Popolo Teatro Località Bottegone – Pistoia (regista attore)

Giugno 2014 ALTO FRAGILE
Trapani Bandini Concept Bar
Potenza

Come formatore  ha progettato e realizzato i seguenti laboratori in collaborazione con Lunae Dies e Officina Teatro L

Linguaggi Teatrali
RITMO E NEGAZIONE DELLA PAROLA
Arci ragazzi Trapani dal 2 maggio al 30 agosto 2009 per un totale di 70 ore
Linguaggi Teatrali
LA NEGAZIONE DEL GESTO direzione artistica Lunae dies
Arci Ragazzi Trapani dal
10 gennaio al 7 giugno 2011 per un totale di 100 ore

MENTRE VENTRE SENTE MENTE
giugno-ottobre 2011 Officina
laboratorio sulla figura di Marco Cavallo 100 ore
quattro laboratori sulla fatica per raggiungere l’arte della follia

PICCOLI TEATRI VIAGGIANTI Officina
Laboratorio spettacolo il corpo la parola la fusione  10 ore
Trapani sede Centro Polifunzionale Dipendenze (Saman)  8 – 15 – 22 dicembre 2011
LA PAROLA IN CARNE ED OSSA Officina
2-5 gennaio 2012 Napoli
Laboratorio di reading e lettura scenica
NIDO D’ANGELO Officina
studio sul disagio mentale o le nuove fonti dell’ incomunicabilità
gennaio – giugno 2012
PICCOLI VIAGGI NEL TEATRO Officina
Laboratorio teatrale presso la Scuola Media “Pagoto” di Trapani
anno 2012/2013
LA PRE ESPRESSIONE FISICA Officina
da Luglio 2012 (Ancora in corso)

Francesca Cannavò

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Tragitti Materici

Mater Vitae mette in gestazione a partire da ottobre quello che negli intenti dell’associazione vuol essere un laboratorio esperienziale e teorico che indichi l’opportunità di una modalità esistenziale improntata alla e dalla specificità femminile, il quale possa condurre( o ricondurre), al benessere primigenio: non siamo nati per soffrire, quanto piuttosto per onorare la vita nel benessere universale.
Tragitto appunto , come intento di congiungimento , ponte fra due sponde che inesorabilmente si allontanano : materiale/spirituale …. oriente/occidente..emotivo/ razionale … ecc
Materico proprio da Mater..neologismo utilizzato finora per definire la forma d’arte che predilige la “materia” il corpo vivo delle cose; la accezione materica si ritrova in lingua est europea per indicare l’utero , l’apparato genitale femminile: la sorgente e la fonte della creazione.
L’arte è creazione , la madre è creazione ; L’arte della creazione appartiene alla madre ..e nella parola arte si ritrova la radice indoeuropea “ar”: Ciò che smuove e commuove l’AR che c’è in ognuno di noi. E per AR si intende quel complesso concetto aramaico che fa da prefisso a tante parole in tante lingue di ceppi diversi, incluso il basco che con ARgi identifica l’energia vitale
Arte , creazione , madre, origine: energia vitale
L’energia vitale è quella che la cultura contemporanea sta soffocando , e per cultura qui si intende il modo di produzione della esistenza quotidiana e della sua conservazione
Mater Vitae , partendo dal presupposto che tutto ciò che non è creativo e conservativo, sia distruttivo , si propone come luogo di possibile rivitalizzazione personale e comune, attraverso il Tragitto Materico offerto dalla lettura delle orme creative.

Qualunque tragitto origina da un luogo per attraversarne mille altri : l’origine di qualunque tragitto è il luogo del tempo, il luogo della memoria , il luogo del progetto.
“Matericamente” il luogo originario non può essere che il corpo, scrigno di memoria e dardo di progresso, ed il tragitto materico deve necessariamente iniziare lavorando sul corpo, inteso come corpo mente e come corpo catalizzatore di pura energia, un grafeo carneo in perenne divenire : “ il filo conduttore del pensiero” direbbe il filosofo, anzi ,lo dice chiaramente, e col quale si tesse la vita.
Dunque, preliminarmente dalla sua osservazione : un corpo abbagliato dalle necessità di apparire altro è esso stesso una realtà offuscata, alterata da pregiudizi e convincimenti , un corpo utilizzato come strumento codificato di appartenenza ad altro è un corpo che non ci appartiene; e successivamente dalla sua lettura ed infine dal suo ascolto .
Abbiamo bisogno di un corpo che torni ad essere paesaggio del luogo interiore e non territorio dei luoghi esteriori.
Abbiamo bisogno di svelare la bellezza che altrimenti fa paura, se non aderente totalmente a se stessa.
E svelare altro non significa che oltrepassare le paure, ossia quelle scorie protettive che indossiamo quotidianamente e che ci procuriamo nelle boutiques dell’effimero, protesi patologiche , e delle convinzioni acritiche ,ma che per molta parte riceviamo in dote .
E quindi innanzi tutto liberare corpo e mente dalle scorie luminescenti che oscurano la bellezza che è ciascuno nel proprio modo di essere luogo dei propri accadimenti.

Francesca Cannavò